La rivoluzione dei donatori di rene ultra 80enni

Il trapianto è la cura più efficace per le malattie renali e grazie ad esso è possibile offrire alle persone afflitte da tali patologie una qualità di vita di gran lunga migliore rispetto ad un percorso caratterizzato dalla dialisi. Il problema maggiore del trapianto risiede però nella scarsità di donatori.

Una soluzione per aumentare il numero di trapianti è quello di utilizzare reni di persone anziane che una volta si scartavano. Inoltre per incrementare le probabilità di successo si potrebbero trapiantare due reni, invece che uno, nello stesso ricevente.
I rischi dovuti all’età del donatore ora sono facilmente arginabili grazie ad uno studio approfondito al microscopio sui tessuti renali, attività introdotta in Italia dai ricercatori dell’Istituto Mario Negri che da anni collaborano con i chirurghi e i nefrologi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Lo studio dell’Istituto Mario Negri, pubblicato sull’American Journal of Transplantation è stato supportato dai Centri di Trapianto degli Ospedali di Bergamo, Padova e Verona ed è stato condotto su 235 pazienti dimostrando la sicurezza e percorribilità di questa strada. A livello di volumi, questa svolta nel mondo dei trapianti permetterà di aumentare il numero di organi disponibili fino al 20%.

Secondo l’investigatore principale dello studio Piero Ruggenenti ed il suo team, il programma di trapianto di reni da donatori ottuagenari ha contribuito a ridurre il tempo in cui un ammalato rimane in dialisi e anche a ridurre le liste d’attesa. Inoltre in aggiunta ai vantaggi recepiti dal paziente, determinati dalla sospensione della dialisi, anche il Servizio Sanitario Nazionale beneficia di una sensibile e virtuosa riduzione dei costi.

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